Fabio Mangolini

attore, regista e pedagogo teatrale


“Non dimenticate i vostri inizi” Zeami

 

L’Attore e la Maschera nella Commedia dell’Arte

(Workshop dal 11 al 27 Luglio 2024)

Il workshop si dirige a tutte e tutti coloro che hanno già avuto esperienze di teatro e, in particolare, a tutte e tutti coloro che hanno già studiato in passato l’arte dell’attore con la maschera. Si tratta, pertanto, di un corso avanzato in cui si approfondirà l’arte dell’attore e della maschera nella Commedia dell’Arte.
Tra le materie di studio anche scherma teatrale e combattimento scenico, canto madrigalesco, acrobatica teatrale, il tutto in vista del montaggio del canovaccio di fine corso che verrà presentato al pubblico nelle due serate conclusive.
I corsi sono a numero chiuso per un massimo di 15 allievi. Qualora il numero delle domande pervenute fosse superiore alla disponibilità dei posti, si adotterà il criterio di priorità cronologica d’iscrizione dopo aver valutato il curriculum e le motivazioni. Al momento dell’iscrizione verrà richiesto un rapido colloquio in videochiamata.
Il Workshop si terrà presso il Centro Pandurera di Cento.

Costo del corso + alloggio (Course fee + accommodation)

1000 € + 500 €


Modulo di iscrizione


Recensioni

“Gestos y coreografía, inflexiones vocales y dicción paródica, son elementos descrito por el protagonista que plasma eficazmente Fabio Mangolini, mostrando su habilidad en los movimientos corales de los actores, en la integración de danzas de lejano sabor arabizante y en brevisimas escenas de contenido fuertemente cómico.” Chema Paz Gago – Primer Acto 282 1/2000

“Admirablement dirigé par Fabio Mangolini, qu’on découvre pour la première fois chez nous, ce solo est intelligemment mené. Le metteur en scène a eu l’excellente idée d’offrir des plages de silence pour qu’à part soi chacun imagine le génie musical de ce Novecento.” Sophie Creuz – L’Echo 27.1.2000

“Un metteur en scène italien, Fabio Mangolini, qu’on aimerait voir plus souvent chez nous.”
Christian Jade – RTBF 25.1.2000

“Per andare a teatro fai i compiti e leggi tutto il testo de LE SEDIE di Ionesco, non è semplice capire un testo di teatro scritto e non recitato, troppi percorsi mentali scoperti tra una battuta e l’altra, troppi silenzi che non evocano nulla, singulti, singhiozzi, che restano lì, appunti del drammaturgo. Non era semplice affrontare ieri sera lo spettacolo, partendo da una lettura del testo. Non sarebbe mai facile, ma con Ionesco… 
E invece, la meraviglia, la bellezza. Caterina Casini e Fabio Mangolini lo interpretano meravigliosamente, il testo assume un corpo e una intensità e una profondità che sulla carta, leggendo battuta dopo battuta e indicazione dopo indicazione, non si trova o si fa fatica a trovarla. Sul palco si disvela, invece. Lo disvelano, correttamente, i due attori, che con maestria dipanano il racconto non racconto. Sul palco ogni silenzio, ogni discorso non-sense, assume un significato o mille significati, ognuno ci legge ciò che può, ma comunque è una profonda, che scava nell’animo di ognuno. Leggi le critiche altrui, leggi le letture altrui e non puoi che concordare, sono tutte corrette, e come potrebbe essere altrimenti? poi ti tieni strettamente le tue visioni, le tue interpretazioni, o le misceli con le altre in una apertura di sensi e percezioni…” Una persona del pubblico dopo aver assistito a “Le sedie” di Ionesco

“Con l’ausilio di una scenografia minimale: una sedia, un leggio, un telo per proiettare immagini e video, Fabio Mangolini ci svela grado a grado dettagli e particolari di una vicenda pressoché misconosciuta, che ha per protagonista una nave o, con più precisione, un transatlantico. Non a caso la prima immagine proiettata è quella del mare, aperto e schiumoso, che subito coinvolge e immerge lo spettatore nella storia che sta venendo raccontata. Mangolini – e questo è un pregio del suo lavoro – varia registro, tono di voce e mimica facciale, a seconda del momento. Quando si mette a sedere, lo troviamo nei panni di un uomo che rievoca le vicende narrate, come se le avesse vissute in prima persona, come se fosse un amico che ci rivela la sua storia, impiegando la voce, le espressioni del viso, le gestualità per creare un’atmosfera distesa e confidenziale. Quando invece si alza e si accosta al leggio, muta tonalità, espressioni, tenore, e la voce si fa stentorea, cadenzata al ritmo dell’avvicendamento degli eventi e dei personaggi che presenta.” Virginia Benenati – Teatro.it